Roma non smette mai di sorprendere. È una città che vive di sovrapposizioni, di epoche che dialogano tra loro come in un mosaico infinito. Tra le sue meraviglie c’è un luogo che più di altri sembra sospeso tra realtà e sogno: il Quartiere Coppedè, che quest’anno celebra i suoi primi cento anni con tre giorni di eventi, mostre e incontri. Un anniversario che non riguarda soltanto la storia dell’architettura, ma tocca l’immaginario collettivo della Capitale, portando alla luce l’anima visionaria di uno dei suoi angoli più sorprendenti.
Il Coppedè non è un quartiere nel senso tradizionale del termine, ma un microcosmo architettonico che ruota attorno a piazza Mincio, nato dal genio dell’architetto Gino Coppedè. Liberty, barocco, suggestioni medievali e rinascimentali convivono in un intreccio che rende ogni edificio un unicum, un’opera d’arte abitabile. Diciotto palazzi e ventisette villini che, a distanza di un secolo, continuano a parlare di Roma come città capace di osare, di mescolare codici e linguaggi, di affascinare con l’imprevedibile.
Entrare da via Tagliamento sotto l’arco con il grande lampadario in ferro battuto è come varcare la soglia di una dimensione parallela. Al centro della piazza si apre la Fontana delle Rane, teatro di aneddoti diventati leggenda – tra tutti, il tuffo dei Beatles dopo un concerto al Piper. Attorno, simboli e dettagli che intrecciano mistero ed estetica: api, leoni alati, meridiane, figure allegoriche e segni zodiacali che hanno alimentato la fama “esoterica” del luogo. Non è un caso se registi come Dario Argento e Richard Donner abbiano scelto Coppedè come scenografia naturale dei loro film, scolpendolo nell’immaginario internazionale.
Tra i suoi edifici spiccano i Villini delle Fate, che omaggiano Firenze, Venezia e Roma con affreschi e decorazioni che sembrano raccontare un’Italia ideale, e il Palazzo del Ragno, con l’emblema aracnide e il motto “Labor”, a ricordare il valore del lavoro e del destino tessuto come una trama invisibile. Sono luoghi che non appartengono solo alla storia dell’arte, ma anche al vissuto di chi li abita: famiglie, professionisti, romani che hanno scelto di fare di questo scenario unico la propria quotidianità.
Il centenario diventa così occasione per riflettere sul rapporto tra Roma e i suoi quartieri. In una città dove ogni rione ha un’identità forte, Coppedè rappresenta l’eccezione che diventa regola: uno spazio che trasforma l’abitare in esperienza estetica e culturale. Non solo case, ma atmosfere. Non solo mura, ma racconti. Per HF Immobiliare, che da oltre vent’anni accompagna i romani nei momenti più importanti della loro vita, luoghi come Coppedè sono un esempio di come l’architettura possa incidere sul benessere abitativo, restituendo valore non solo economico ma anche emozionale a chi sceglie di vivere qui.
Oggi, mentre il quartiere spegne le sue cento candeline, la celebrazione diventa un invito: scoprire o riscoprire un angolo di Roma che continua a ispirare, a incuriosire, a incantare. Un quartiere che è museo a cielo aperto, set cinematografico, icona di stile e, soprattutto, luogo di vita. Perché il vero valore di Roma non è soltanto nella sua storia millenaria, ma nella capacità di trasformare ogni spazio in un’esperienza abitativa irripetibile.
Ed è proprio in questa direzione che HF Immobiliare porta avanti la sua missione: raccontare Roma quartiere per quartiere, valorizzando non solo gli immobili ma anche le atmosfere che li circondano, affinché ogni scelta di casa diventi una scelta di vita.